Le chiese di Madone

Chiesina di San Vincenzo (XIVV secolo)

Siamo nella metà del settecento quando, appunto il Nobile Vincenzo Zineroni, che oltre ad essere un grosso proprietario era anche una persona molto influente nella vita di questa comunità, decise di inoltrare all’autorità civile ed all’autorità ecclesiastica le debite richieste di autorizzazione relative alla facoltà di avere nel proprio palazzo questa chiesa.

L’edifico si presenta con una facciata liscia e conclusa architettonicamente solo da un timpano triangolare il cui lato orizzontale è interrotto per lasciate posto ad una nicchia con la statua di S. Vincenzo Ferreri. Il portale è dotato di un contorno in arenaria con coronamento. Tra il portale e la nicchia si trova un’ampia finestra trifora dotata di contorno in muratura e vetrata. Internamente la chiesa con croce latina presenta un presbiterio delimitato da una balaustra ed è dotato di altare in stucco con belle formelle della natività di N.S. Gesù Cristo.

L’attuale chiesa che possiamo ammirare oggi non è quella originaria. Sembra che la primitiva chiesa fosse in precedenza un locale già esistente o perlomeno uno spazio che il nobile Vincenzo Zineroni fece adattare per lo scopo. Dalla descrizione che si fa in questi documenti pare che questo locale fosse quello adiacente al lato destro (guardando la facciata) dell’attuale chiesa.

La piccola chiesa ha pianta a croce latina con transetto sormontato da tazza con lucernario, mentre il presbiterio ha pianta quadrata ed è coperto con volta a botte. Le lesene interne hanno finitura a stucco con capitelli corinzi sempre in stucco, reggono un fregio che si completa nella cornice che corre tutto attorno alla chiesa. Le pareti laterali del transetto presentano a destra una specie di cantoria che però non ospita organo ma serviva ai proprietari per accedere alla Chiesa e seguire le funzioni come da un matroneo.

Chiesina di San Pantaleone (1260)

E’ un documento del XIII secolo quello che per la prima volta cita l’esistenza di questa piccola chiesa; essa risulta già dotata di un modesto beneficio e, in quanto dotata di beni, sottoposta, probabilmente su richiesta pontificia, a tassazione. Nell’elenco delle chiese appartenenti alla pieve di terno e sottoposte a questo censo, la nostra risulta con la seguente denominazione: Ecclesia S. Maria de Donaxina. L’impostazione di questo censo significa che alla data citata la chiesetta era certamente dotata di beni, anche se di scarsa entità. Questo potrebbe anche dimostrare che era una realtà già consolidata nel tempo e che quindi è ragionevole supporla esistente già da molto prima, anche se non si sa in quale forma architettonica.

Dalla lettura dei documenti relativi alle Visite Pastorali del XVI secolo si evince che nei secoli XV e XVI la piccola chiesa era decisamente trascurata tanto che da una nota del 1550 pare manchino addirittura le porte d’ingresso e si celebrino solo alcune messe durante l’anno "ad istantiam devotorum". nel 1556 si segnala che nella chiesa entrano perfino gli animali, proprio per la mancanza di una chiusura efficiente. Nei decreti della visita Pastorale del 1581, si ordina la sistemazione del pavimento, dei gradini della scala che collega le due cappelle.

Posta nei campi in prossimità di un canale d’acqua, la chiesa è preceduta da un piccolo sagrato. L’edificio presenta il tradizionale orientamento liturgico, ed ha una facciata semplice e liscia , coperta da una gronda in legno a due spioventi ed è interessata oltre che dal portale in pietra arenaria con coronamento, da due finestre ad arco sempre con contorno in pietra arenaria poste ai lati della porta. La chiesa presenta una pianta a navata unica suddivisa in tre campate. La prima campata è coperta con volta a botte, la seconda campata, più stretta rispetto alla prima è coperta con volte a crociera; il presbiterio è sopraelevato di cinque gradini è anch’esso coperto da volta a crociera.

Ceppellina dei Morti della Peste (XVII secolo – 1859)

L’attuale cappella è stata edificata pochi metri più a destra rispetto al primitivo tempietto, della cui data di costruzione non si hanno tuttavia notizie. I primi dati risalgono solo alla metà dell’ ottocento, precisamente, nella relazione del parroco Carlo Pasinelli durante la visita pastorale del vescovo Speranza del 1859. Di modesta fattura e di piccole dimensioni (circa la metà di quella attuale), la cappella era stata costruita con sassi di fiume, tetto in legno e copertura in coppi. Aveva al suo interno delle pareti affrescate: sulla parete di fondo era presente un dipinto raffigurante una scena del purgatorio. Durante i lavori di demolizione nel 1957 della precedente cappella, ormai cadente, furono rinvenuti resti umani proprio sotto il piccolo edificio. L’attuale cappella venne edificata nel 1958 grazie all’interessamento del parroco Antonio Bianchi.

Ll piccolo edificio è costituito da due vani, uno che custodisce l’altare mentre l’altro vano risulta essere l’atrio delimitato da due pilastri e chiuso su tre lati da una cancellata in ferro.

Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (XIV secolo – 1911)

Secondo una recente ricerca, l’elenco dei parroci di Madone si spinge fino alla metà del XVI secolo, ma c’è chi ritiene quella comunità già autonoma nel lontano 1346. La vecchia chiesa era stata ricostruita nel attorno al 1610 e aveva subito, nei tempi, interventi non sempre felici.Riconosciuta la sua inagibilità venne deciso di costruirne una nuova. In data 2 settembre 1911 il vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi procedeva alla posa della prima pietre di una nuova chiesa, l’attuale, che sorse tra infiniti stenti con il generoso concorso di tutta la popolazione e potè essere consacrata il 14 agosto 1925 dal vescovo Luigi Maria Merelli. Egli le trasferì il titolo antico di S. Giovanni Battista e ripose nella mensa dell’altare maggiore le reliquie dei santi Alessandro e Pio.

Il maestoso edificio fu progettato dall’ ingegnere Luigi Angelini in stile neoromanico, con licenze varie ispirate al gusto eclettico del tempo. Costruito prevalentemente in laterizio della locale fornace Radaelli con elementi in ceppo di Brembate e in pietra artificiale. Di singolare effetto all’esterno gli archi rampanti in facciata e il poderoso tiburio, mentre all’interno lo spirito romanico rivive nella dosata penombra carica di mistero. La facciata è distinta in due ordini: quello inferiore è suddiviso in tre settori da tre lesene rivestite in massello di Brembate con capitelli e cornici stilizzati in pietra artificiale. Il settore centrale è occupato da un portico con tre campate poggiante su pilastri in ceppo, sormontato da architravi. Detto portico è sopraelevato di tre gradini in ceppo. Il secondo ordine sale quasi unicamente nel settore principale che presenta al centro ampio rosone circolare entro una grande edicola ad arco in opera su due colonne a tutto tondo in ceppo, poggianti a loro volta su grandi mensole.

La chiesa presenta una pianta a croce latina con ampio transetto coperto da grande tazza ottagonale a spicchi. La navata principale presenta ai lati tre cappelle per parte. Il transetto presenta una pianta ottagonale con quattro lati ampi alternati a quattro piccoli che ospitano due ingressi laterali e altri due ingressi alla sagrestia e alle cappelle. Il presbiterio con la stessa ampiezza della navata principale si conclude con l’abside semicircolare.

Le cappelle laterali sono divise tra loro da massicce lesene in stucco finto pietra che partendo dal basamento in pietra artificiale sagomata, si completa di capitelli compositi stilizzati sui quali si scaricano gli archi che si aprono sulle cappelle. Al di sopra degli archi corre lungo tutte le pareti della chiesa un fregio molto alto ancora suddiviso dalle lesene attorniate ciascuna da tre colonnine con base e capitello in pietra artificiale e fusto a tutto tondo in cotto. La maggior parte delle tele provengono dalla vecchia chiesa parrocchiale.